Cliché per flessografia: un approfondimento completo
La stampa flessografica, detta anche flessografia o stampa flexo, è una tecnica di stampa che utilizza lastre matrici chiamate cliché. In questo articolo vedremo nel dettaglio come funziona e come è nata questa tipologia di stampa, cosa sono i cliché per flessografia, i vantaggi e le differenze rispetto ad altre tecniche di stampa.
La nascita della flessografia
Nota in passato come stampa all’anilina per via del colorante impiegato, le origini della flessografia risalgono al 1890, quando l’azienda Bibby, Baron and Sons Company di Liverpool costruì la prima macchina da stampa flessografica.
Durante i primi anni del XX secolo, la produzione di macchine flessografiche si spostò in Germania e venne impiegata principalmente per stampare imballaggi alimentari. Il settore subì una brusca frenata negli anni ‘40, quando negli Stati Uniti la FDA dichiarò che l’anilina non era sicura per l’uso su prodotti alimentari. Nel 1951, dopo lo sviluppo di nuovi inchiostri atossici, questo processo di stampa assunse ufficialmente la denominazione di stampa flessografica.
Attualmente, grazie alle migliorate caratteristiche dei componenti utilizzati e a macchinari più avanzati, la stampa flessografica viene impiegata non solo per packaging alimentari, ma anche per produzioni più impegnative come i quotidiani, imballaggi flessibili, cartone ondulato, borse di plastica, etichette, carta da regalo e molte altre.
Come funziona la flessografia
La stampa flexo è una stampa rotativa diretta, in quanto i cliché per flessografia, ovvero le lastre matrici utilizzate, sono rilievografiche, flessibili e morbide. I cliché per flessografia sono in gomma o materiali fotopolimerici e il loro compito è trasferire l’inchiostro su supporti da stampare.
Il processo di stampa flessografica si compone di tre fasi principali: inchiostrazione, stampa diretta e asciugatura.
Nella prima fase, l’inchiostro viene applicato a un rullo d’acciaio, detto Anilox. Successivamente, l’Anilox trasferisce il colore alla grafica in rilievo del cliché flessografico, che a sua volta trasferisce l’inchiostro direttamente al supporto da stampare grazie a una lieve pressione esercitata da un cilindro di pressione. Per questa ragione, la flessografia è anche simpaticamente definita kiss printing, stampa al bacio.
Il cliché per flessografia generalmente viene realizzato in due materiali: fotopolimero ed elastomero.
Vantaggi della flessografia
La stampa flessografica è particolarmente vantaggiosa per:
- velocità ed elevata qualità di stampa, anche in basse tirature;
- efficienza in termini di costi;
- utilizzo di inchiostri a rapida essiccazione, a base di solvente/acqua, UV o electron beam;
- versatilità: può essere utilizzata su vari materiali di diverso spessore e finitura superficiale come plastica, carta-cartone e metallo, film;
- processo attento all’impatto ambientale e agli sprechi.
Differenze tra flessografia e altre tecniche di stampa
- Offset: offre alta qualità per grandi tirature, ma è meno versatile sui materiali rispetto alla flessografia.
- Serigrafia: ideale per superfici irregolari e piccole tirature, ma più lenta e meno adatta per il packaging industriale.
- Stampa digitale: ottima per personalizzazioni e basse tirature, ma meno efficiente in termini di costi per produzioni elevate.
- Rotocalco: ottima qualità di stampa ma adatta a un limitato gruppo di supporti di stampa e conveniente in caso di alte tirature.